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I Imposte introdotte da Donald Trump Le importazioni di automobili straniere negli Stati Uniti potrebbero portare a una situazione paradossale: colpire principalmente i produttori americani invece dei competitori tedeschi o giaponesi. Un'analisi condotta dalla società di ricerca Jato Dynamics indica che le "Três Grandes" di Detroit – ovvero Ford, General Motors e Stellantis – sono quelle maggiormente vulnerabili alle nuove misure protezioniste implementate alla Casa Bianca, contrariamente ai desiderata del presidente attuale.

I numeri dicono tutto. L'analisi si concentra sui dati numerici per garantire la loro obiettività. Nell'ultimo anno, nel mercato americano, le vendite di autovetture leggere nuove sono state circa 16,1 milioni, con 6,3 milioni provenienti da paesi o regioni colpiti dalla tariffa del 25% implementata dall'America a partire dal 2 aprile: tra questi ci sono Messico, Canada, Unione Europea, Regno Unito, Giappone e Corea (dalla fine di aprile questa percentuale è applicabile anche alla componente tecnologica). In particolare, le tre maggiori case automobilistiche americane hanno distribuito negli Stati Uniti 1,85 milioni di vetture importate, rappresentando così il 13% della produzione complessiva. Per contro, le tre principali aziende giaponesi operanti nello stesso settore (Toyota, Honda e Nissan), hanno realizzato 1,83 milioni di unità vendute, corrispondenti all'8% degli scambi globali; invece le tre marche tedesche più importanti (Volkswagen, BMW e Mercedes-Benz) non superano il livello dell'importo relativo allo 0,7%. Come riporta lo studio effettuato da Jato Dynamics, sebbene questo cambiamento nei termini commerciali miri principalmente a sostenere le industrie locali, pure esse dovranno confrontarsi con conseguenze negative. Considerando infatti che gli espositori americani dispongono di meno posizioni internazionali rispetto ai rivali asiatici ed europei, essendo largamente dipendenti dalle vendite interne, sarà difficile sfuggire agli inevitabili aumenti dei costi derivanti dagli introiti relativi alle imposte sugli acquisti stranieri, specialmente quelli provenienti da Messico, Canada e Corea.

Chi soffrirà di più. In sostanza, solo alcuni costruttori potranno beneficiare dei dazi doganali; tra questi, alcune marche ne risentiranno maggiormente, secondo quanto evidenziato dall'analisi. Le importazioni giocano un ruolo significativo per Mazda (che raggiunge il 27% delle sue vendite USA), Subaru (con il 26%), e General Motors (al 18%). L'impresa diretta da Mary Barra si basa notevolmente sul mercato americano ed è stata uno degli acquirenti principali di veicoli nei primi mesi del 2024, con una distribuzione geografica principalmente centrata su Nord e Sud America, Cina e qualche altro paese minore. Allo stesso tempo, il conglomerato Volkswagen appare meno vulnerabile paragonatamente alle concorrenti maggiori, essendo lo USA responsabili appena dell'8-9% della produzione globale. Nonostante ciò, dato che circa l'80% delle auto commercializzate in territorio nordamericano proviene dalla manifattura estera, questa situazione rimane critica. Come sottolinea Felipe Munoz, analista economico, "per molte aziende straniere come la stessa Volkswagen, il mercato statunitense costituisce tuttavia soltanto una porzione relativa delle entrate complessive". Nonostante ciò, queste società continueranno a cercare di conservare o incrementare la propria visibilità negli States al fine di mantenere il proprio status di brand internazionale. Pertanto, sembra plausibile prevederò un aumento nella capacità produttiva domestica sia da parte di Volkswagen, ma anche di marca come Volvo, Hyundai-Kia, Mercedes, BMW, Stellantis, Toyota, Nissan, Subaru e GM nello scenario futuro. Lo US market resta infatti cruciale e irrinunciabile.

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